E588A5E88D98P1030127-0e820I rapporti ufficiali tra l’Italia ed il Giappone sono iniziati con l’arrivo della pirocorvetta militare italiana “Magenta” nel porto di Yokohama, il 27 Maggio 1866. Il 25 agosto di quell’anno fu firmato un Trattato di Amicizia e Commercio.
Sulle sedi diplomatiche dei primissimi anni si hanno informazioni incerte. Nel 1872 la sede diplomatica fu definitivamente fissata a Tōkyō, su un terreno di circa 7.600 metri quadrati situato a sud-ovest di Toranomon. Nei successivi trent’anni gli edifici furono ampliati, pur se ripetutamente danneggiate da incendi e tifoni.
La Residenza dell’Ambasciatore venne successivamente distrutta nel 1945, nel corso del secondo conflitto mondiale, mentre gli uffici della Cancelleria subirono gravi danni. Per la ricostruzione si dovettero attendere vent’anni. Un primo progetto fu abbozzato nel 1959 dall’architetto Pier Francesco Borghese, in collaborazione con l’architetto giapponese Masachika Murata. Il progetto fu approvato nel 1963 e i lavori furono teminati nell’aprile del 1965.

La Residenza consta di un edificio principale a forma di “L” e di due edifici minori, che ospitano lo studio dell’ambasciatore e i servizi. Una cancellata posta sulla facciata rivolta verso il cortile, lascia intravedere due piccoli giardini interni che isolano l’edificio dal piazzale.

Entrando attraverso l’ingresso principale ed il vestibolo, una grande vetrata, nella quale spiccano solo gli elementi strutturali, offre la vista completa del giardino, che sembra così entrare a far parte dello spazio interno.
Nell’armonia dell’insieme si inseriscono le opere di arte moderna di maestri italiani della pittura e della scultura. Tra le pitture vanno ricordati il “Concetto spaziale” di Lucio Fontana, del 1964 , dalla inconsueta forma ovale; il “Reticolato” del 1972 di Giulio Turcato, uno dei più grandi astrattisti della seconda metà del secolo; il dipinto di Gastone Novelli intitolato “Ilarità clandestine”, del 1965, dipinto a pochi mesi dalla morte; una tela di Enrico Castellani intitolata “Sul bianco”, del 1966, in cui le tecniche tradizionali sono ormai abbandonate a favore dei nuovi procedimenti artistici.

In perfetta armonia con i mobili del 500 si situa il grande pannello di bronzo di Arnaldo Pomodoro, posto sul camino del salone centrale, le cui forme frammentano e respingono la luce, animandolo quasi fosse un organismo vivente. Di Gio’ Pomodoro è un rilievo del 1967 in marmo nero posto a fianco del camino nel salone d’angolo.

Il giardino dell’Ambasciata è uno dei più antichi di Tōkyō, già residenza di Matsudaira Ōkinokami. Il giardino certamente esisteva fin dal XVII secolo e della sua antichità sono testimoni gli alberi secolari. Si tramanda sia stato disegnato dall’abate buddhista Takuan Oshō (1573 – 1645) ed ha conservato la sua tipica struttura giapponese: su una delle piccole colline sorge tuttora un piccolo santuario Shinto, che risale verosimilmente alle origini del giardino.

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